lunedì 1 luglio 2013

Convengono i Btp a 30 anni e le obbligazioni a lunga scadenza?

Congelare i tassi, sfruttando la liquidità, per indebitarsi a costi ridotti su durate pluridecennali. È un momento d'oro per gli emittenti che devono rifinanziare debiti ipertrofici o investimenti di lungo termine.

L'Italia ha appena collocato con successo un Btp a 30 anni con rendimenti di poco inferiori al 5%, Solo nel 2013, altri 14 titoli ultratrentennali (escludendo i perpetui e quelli con clausola di rimborso anticipato) sono stati emessi in Eurozona: sei dal Tesoro Irlandese, quattro dalla Francia, di cui uno della Région Provence-Alpes-Còte d'Azur e tre da istituti di credito olandesi e francesi.

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«Chi può approfitta delle attuali condizioni di mercato, estremamente favorevoli e forse irripetibili», spiega Marcello Rubiu, vicepresidente della società di consulenza finanziaria Norisk, convinto che la carica dei matusalem bond possa proseguire finché le Banche centrali manterranno i tassi artificialmente schiacciati ai minimi.

Se, tuttavia, l'interesse degli emittenti per queste obbligazioni è ovvio, gli investitori devono fare bene i conti. È vero che in molti stanno progressivamente allungando le scadenze, a caccia di cedole più appetitose, a mano a mano che la curva dei rendimenti si appiattisce. Ma spesso chi lo fa ignora i rischi che sta correndo.

Si consideri, per esempio, il Btp 1/09/2040 mantenendolo in portafoglio fino a scadenza, farebbe guadagnare il 4,70% lordo. Se i tassi, però, dovessero salire di un punto percentuale (ipotesi più che possibile dato che i rendimenti di questo titolo erano al 5,7% non più tardi di sette mesi fa, senza considerare i massimi raggiunti il 9 novembre 2011 a quota 7,6%), la perdita in conto capitale sarebbe del 14,6%.

Un caso estremo è quello dell'emissione francese 2060: per un rendimento annuo del 3%, si rischia di perdere un quarto del valore del titolo a fronte di un aumento dei tassi di soli cento punti base. «Senza considerare, poi, le emissioni societarie che, in fase di stress, potrebbero fare i conti con seri problemi di liquidità, portando a un allargamento marcato degli spread denaro lettera (il differenziale tra prezzo di acquisto e di vendita».

Emissioni con queste caratteristiche attraggono i grandi investitori istituzionali, come i fondi pensione, costretti a pianificare flussi di pagamento sulla lunghissima distanza. «Per l'investitore retail hanno senso solo se utilizzati in chiave tattica, e con le dovute precauzioni», conclude Rubiu.

«Siamo in una bolla di dimensioni potenzialmente analoghe a quella dei primi anni 2000 sui titoli tecnologici», avverte Rubiu. I banchieri centrali si stanno muovendo in un territorio inesplorato. Nessuno sa che cosa possa accadere quando la massa monetaria entrerà in circolazione. E in caso di reazioni violente …

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