
Le misure di salvataggio, però, non sono fine a se stesse: Atene è tenuta a riformare il Paese in profondità. All’inizio i politici greci sembravano non aver preso troppo sul serio questo impegno, ma le cose sono cambiate. La pressione dei Paesi creditori è divenuta talmente forte da scatenare l’avvio delle riforme necessarie.
Ad esempio, a metà gennaio è stata deliberata una riforma fiscale che dovrebbe alleggerire il bilancio statale di 2,3 miliardi di Euro. Già per il 2012 si è potuto registrare un primo successo. Fino alla fine dell’anno scorso, infatti, era previsto un abbattimento del debito a 16,3 miliardi di Euro e ora Atene comunica che si potrebbe spingere il deficit di bilancio a 15,9 miliardi di Euro. Nel complesso, però, il carico debitorio è sempre estremamente gravoso, con il 170% circa del PIL. In generale gli economisti considerano sostenibile un indebitamento del 120%.
A gennaio, però, c’è stata un’altra notizia positiva: secondo un articolo apparso su un giornale, il gruppo armatoriale cinese Cosco investirà un miliardo di Euro nel porto del Pireo. Cosco acquisirebbe una quota del 60%. Con il possibile ingresso in campo dei Cinesi, la Grecia farebbe un grosso passo avanti nella privatizzazione della proprietà statale, che è una delle principali richieste degli altri Paesi dell’Euro.
Sintetizzando si può dire che la Grecia sia tutt’altro che sana, ma ci sono alcuni segnali positivi. Per gli investitori speculativi è un contesto rischioso, ma anche interessante.
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