mercoledì 24 luglio 2013

Investire in Polonia–rischio alto ma …

Fra i paesi dell'Europa dell'est, che si trovano in una fase non facile del loro sviluppo, la Polonia è certamente la realtà più attraente e il suo mercato azionario ha ancora buone possibilità di crescita. I problemi certamente non mancano, soprattutto causati dalle difficoltà dei vicini occidentali, ma in una fase di risk on investire su questa economia può fornire qualche soddisfazione

investire poloniaLa Polonia è stata a lungo considerata un modello per tutta l'Europa orientale. Innanzitutto si tratta di un'economia dalle dimensioni rilevanti: con un Pil in termini nominali di oltre 500 miliardi di dollari e una popolazione di circa 38 milioni di abitanti, rappresenta la maggiore potenza fra le nazioni dell'ex- cortina di ferro. Inoltre le performance economiche sono state più che buone: per tutti gli anni duemila la crescita, seppure non spettacolare, è stata stabile, culminata in un rapido recupero dopo il 2009.

Peraltro in quell'anno la Polonia è risultata l'unica nazione dell'Ue a non vedere una recessione e la ripresa, dopo il crash degli anni novanta, è stata alimentata da un buon mix industriale, grazie all’aumento degli investimenti stranieri e delle aziende autoctone in grado di lavorare con l'estero, e da una forte finanziarizzazione, che, come in altre realtà dell'est Europa, ha portato a una pesante dipendenza del sistema bancario locale dal capitale d’oltre frontiera. Questo processo si è accompagnato a un discreto sviluppo borsistico: la piazza di Varsavia è largamente la maggiore della regione con una capitalizzazione di circa 170 miliardi di dollari e in passato è stata in grado di attrarre anche diverse Ipo di società di nazioni confinanti.

L'economia polacca ha però cominciato ha mostrare il fiatone nella seconda parte del 2012, per ragioni simili a quelle dei vicini. Infatti, per quanto la domanda interna non sia irrilevante, il paese dipende in maniera cruciale dal commercio con le nazioni occidentali. Nel corso dell'anno passato l'incremento del Pil è stato pari ad appena il 2%, con un forte rallentamento nell'ultimo trimestre, in particolare per quanto riguarda i consumi. È difficile che nel 2013 la crescita possa essere superiore all'1,5%, un valore che rappresenterebbe il minore incremento dal 2001. Inoltre la penetrazione del capitale straniero nel sistema bancario locale (oltre che nell'apparato produttivo) ha generato un forte debito estero, pari a circa i due terzi del Pil. Gran parte di questo debito è espresso in valuta straniera (in particolare il 60% dei mutui, che è soprattutto in franchi svizzeri) e gli investitori considerano un livello di questo genere difficilmente sostenibile per un'economia emergente. Debito estero e rallentamento della domanda europea hanno portato a un robusto disavanzo delle partite correnti, pari a circa il 3,7% del Pil.

Dunque quali vantaggi offre oggi la Polonia? Nonostante un equilibrio macroeconomico e finanziario non scevro da debolezze, essa rimane una delle economie con il maggiore potenziale di crescita nell'Ue. Di ciò sembra convinto Jean-Luis Scandella, gestore del fondo Comgest Growth Emerging Markets di Comgest Asset Management: «La Polonia ha già dimostrato in passato di essere in grado di mettere a segno tassi di miglioramento rilevanti, nonostante le fasi di rallentamento dell'Europa occidentale. Di conseguenza ci sono buone probabilità che questo trend continui nel 2013 e anche oltre». Altri osservatori appaiono un po' meno convinti di ciò. András Szálkai, fund manager del team emerging markets equities di Raiffeisen Capital Management, sostiene: «Pensiamo che il Pil polacco continuerà ad avere un andamento positivo, ma riteniamo che la sovraperformance rispetto al resto d'Europa sarà comunque più ridotta.

Un po' in tutta l'Europa centro- orientale i multipli di borsa sono fra i più contenuti, vista anche la pessima situazione in molte realtà di questa regione. Il principale indice di Varsavia, Il Wig total return, nei primi quattro mesi e mezzo del 2013 ha in effetti mostrato un calo di circa il 5%: in pratica la Polonia, sia da un punto di vista dell'equity, sia della struttura finanziaria ed economica, può essere considerata in due modi. Da una parte si possono sottolineare gli aspetti che la accomunano alla delicata transizione attuale nell'est Europa, dall'altra parte può apparire come un mercato dal buon sviluppo a prezzi di saldo». Gli investitori dunque devono soppesare questi fattori. Indicativo appare il parere di Maarten-Jan Bakkum di Ing Investment Management: «Il mercato azionario polacco appare decisamente interessante, sebbene vada considerato il fatto che il rischio di interventi statali sia da pesare nelle valutazioni complessive. In compenso gli altri mercati dell'area non appaiono particolarmente attraenti».

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