giovedì 18 luglio 2013

Su quali azioni americane investire

azioni usaIl mercato azionario statunitense continua a macinare record su record: nella giornata di venerdì 3 maggio l'S&P 500 ha chiuso per la prima volta nella sua storia sopra la soglia di 1.600, arrivando a 1.614. A dare ulteriore spinta ai corsi degli asset rischiosi (anche il rame, considerato un indicatore fondamentale del ciclo economico, nella stessa settimana ha visto forti rialzi) sono stati diversi elementi.

Da una parte il taglio del tasso di riferimento da parte della Bce, portato allo 0,5%, con in più la promessa di fornire alle banche liquidità illimitata fino al 2014. Dall'altra parte la disoccupazione americana è calata ad aprile al 7,5%, dal 7,7%. In realtà se andiamo ad analizzare i dati con attenzione, si nota che la creazione di nuovi posti di lavoro è stata tutto sommato mediocre e risulta concentrata nel part-time (un possibile riflesso dello sviluppo della riforma sanitaria), tanto che l'aggregato degli stipendi pagati è sceso su base congiunturale. Inoltre la partecipazione alla forza lavoro rimane ai minimi degli ultimi 35 anni, con solo il 58,6% della popolazione compresa fra i 16 e i 64 anni di età con un'occupazione.

Anche i dati sul Pil, rilevati in prima lettura in crescita del 2,5% su base congiunturale annualizzata, sono stati tutto sommato modesti, visto che le attese si collocavano intorno al 3%. In particolare, lascia perplessi il fatto che ormai gran parte della crescita Usa sembra creata dalla spesa pubblica, dalle facili condizioni di credito nell'auto, in pieno boom, e dalla ripresa immobiliare. Anche le trimestrali hanno fornito finora input contraddittori: gli utili sono risultati in generale discreti, con però parecchie delusioni dal lato del fatturato. Il risultato è che in questi mesi a sovraperformare sono stati soprattutto i comparti difensivi, come telecom e utility, in precedenza snobbati dagli investitori. Nonostante la guerra nucleare alla crisi da parte delle banche centrali, anche negli Stati Uniti permangono molte paure.

Dove investire – azioni Borsa USA

investire borsa wall streetFinanziari e soprattutto It sono i grandi protagonisti, ma le sfumature e i distinguo non mancano in un mercato finora dominato, contrariamente alle attese, dai difensivi. Il Team di Eagle Asset Management traccia un quadro approfondito in cui, come vedremo, sono in molti a riconoscersi: «Recentemente abbiamo trovato le migliori opportunità nei settori finanziario, energetico e della tecnologia. Aiutato dalla ripresa delle abitazioni, il sistema bancario degli Stati Uniti è in realtà più in forma, in termini di utili e di capitale, di quanto non fosse prima della crisi finanziaria.

Ci sono ancora questioni normative da risolvere e la domanda di credito è debole, ma in termini di valutazione troviamo diverse opportunità in questo comparto. L'industria energetica degli Stati Uniti è oggi rivoluzionata da nuove tecniche di perforazione, che consentono lo sfruttamento delle abbondanti risorse di scisto che coprono oltre la metà del territorio nazionale. Troviamo la valutazione di molte aziende del settore attraenti. Per quanto riguarda la tecnologia, si tratta di un tema in cui di recente abbiamo cominciato a investire in modo più aggressivo. La situazione finanziaria di queste società non è mai stata migliore e le prospettive di crescita dei profitti sono positive. Il mercato sta prezzando gran parte delle migliori aziende tecnologiche come se fossero in un declino strutturale. Non condividiamo questo sentiment e consideriamo questa un'opportunità per acquisire grandi gruppi a prezzi straordinariamente convenienti».

Di parere simile anche Herbert Perus, head of global equities di Raiffeisen Capital Management, che sottolinea le caratteristiche value dell'It: «I titoli più convenienti sono nel settore industriale, oltre ad alcuni appartenenti alle megacap tecnologiche. Vediamo Microsoft, Cisco e Apple come occasioni al momento. Tra gli industriali che ci piacciono citiamo Freightcar America e Urs Corporation ».
It anche per Dan Harlow, co-manager dell’Axa Wf Framlington American Growth Fund di Axa Investment Managers, che spiega: «I tecnologici attualmente scambiano a valutazioni che sono ai minimi storici e che hanno dimostrato di essere buoni punti di ingresso nel passa to». Un misto di ciclici e difensivi viene scelto da Simon Bailey di M&G Investments: «Tra i titoli su cui puntiamo negli Usa ricordiamo Microsoft, Johnson&Johnson, Novartis, Ups e Chubb».
Farmaceutico e ciclici anche per Denise Gugerli, dell’equity team di Swisscanto: «Vediamo le migliori opportunità nei farmaceutici e nelle biotecnologie, così come nelle infrastrutture e nell’auto. I comparti pharma/biotech beneficiano di nuove linee di prodotto, che stanno ottenendo successo nei test clinici, tipo i farmaci contro il cancro di Celgene e Onyxx o il nuovo prodotto per la cura dell'epatite C di Gilead. Infrastrutture e auto, invece, dovrebbero trarre beneficio dalla domanda accumulata».
Un ritorno di interesse nei confronti delle aziende energetiche vede Laura Tardino, market strategist di Bnp Investment Partners: «I settori tradizionalmente considerati value sono stati i protagonisti indiscussi di questa prima parte dell’anno, complici due circostanze: da un lato le valutazioni interessanti di inizio anno rispetto ai settori cosiddetti growth, dall’altro l’elevato dividend yield di molti titoli di questo spazio. Forse la stabilizzazione del prezzo del petrolio potrebbe favorire le società energetiche, fin qui sostanzialmente poco considerate dagli investitori, i cui prezzi sono appetibili».

La ricerca di crescita viene sottolineata da Evan Bauman, co-manager di Legg Mason ClearBridge Us Aggressive Growth Fund: «Le economie del mondo stanno crescendo lentamente, così divengono desiderabili quelle aziende che possano mostrare una sostenibile crescita degli Eps a doppia cifra. Una società che ha questa caratteristica negli Usa è Cree, che produce Led a bassissimo consumo energetico».

Chi invece all'It fa le pulci è Sebastian Werner di Deutsche Asset & Wealth Management, che avverte: «Al momento vediamo capex in crescita, ma ancora modesti. Le spese in hardware software devono ancora svoltare dopo il debole secondo semestre del 2012. I commenti da parte di Ibm e Oracle sul fatto che ci vuole più tempo per chiudere i contratti suggeriscono indecisione tra i buyer delle aziende su quale tipo di budget tecnologico adottare. Le decisioni saranno prese nei prossimi trimestri e il livello di investimenti aziendali dovrebbe crescere». Infine, se Werner è cauto, Wouter Sturkenboom, investment strategist di Russell Investments rimane proprio alla larga dagli Usa: «Le migliori occasioni possono essere trovate nei mercati emergenti e in Europa».






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