Oltre ai classici paesi emergenti BRICs si sono aggiunti nuovi paesi, denominati di frontiera, che dall’Asia, Est Europa, Sud America ma perfino Africa, allargano gli orizzonti degli investitori.Ma anche per i paesi emergenti si sente aria di rallentamento e pericolo bolle, è quindi necessaria un’attenta selezione.
Le borse emergenti non perdono di fascino, nonostante una crescita economica inferiore rispetto al passato. Ne è convinto Matteo Bosco, country manager per l’Italia di Aberdeen Asset Management, società britannica di gestione del risparmio che proprio sui paesi emergenti ha focalizzato la sua attenzione. Non a caso due fondi della società — Aberdeen Global Asian Smaller Companies Fund A2 e Aberdeen Global Emerging Markets Smaller Companies Fund A, hanno conquistato i Morningstar Award delle rispettive categorie di riferimento e la sg ha vinto anche un premio di squadra.
Da inizio anno i listini emergenti non hanno dato grandi soddisfazioni... «La correzione dei prezzi di borsa può rappresentare una buona occasione di accumulo per gli investitori di medio e di lungo periodo, dato che alcune società hanno migliorato i loro fondamentali e perché i paesi stessi sono generalmente meno indebitati e possono sostenere politiche di rilancio più vigorose rispetto ai paesi occidentali».
Quali sono i principali rischi potenziali? «Il maggiori pericoli che noi intravediamo sono collegati all’aumento dell’inflazione e al basso livello dei tassi di interesse. Il perdurare di una politica monetaria accomodante potrebbe causare un utilizzo di capitali a basso prezzo capace di portare alcune società a sbagliare gli investimenti e di conseguenza a perdere la loro qualità».
In quali paesi e in quali settori ci sono le maggiori potenzialità di performance? «Preferiamo guardare alla qualità delle società e al loro possibile sviluppo piuttosto che cercare di capire cosa faranno i vari paesi o settori. Rispetto ai principali listini asiatici posso dire che tra India e Cina preferiamo generalmente la prima perché in Cina il coinvolgimento statale nella gestione delle società è ancora troppo rilevante».
E tra i settori? «Le banche, perché la finanziarizzazione dei paesi emergenti è ancora molto bassa. E poi i titoli legati allo sviluppo delle infrastrutture, che hanno caratteristiche di prevedibilità e che possono giocare un ruolo interessante nella stabilizzazione dei flussi di dividendo».






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