Gli iBond, come sono stati subito ribattezzati, andranno a finanziare il programma per restituire agli azionisti 100 miliardi di dollari nei prossimi tre anni. Ma perché una società che non ha debito e siede su una montagna di cash alta 145 miliardi deve ricorrere al mercato per raccogliere capitali? Semplice: per sfruttare un costo del denaro vicino allo zero, evitando di pagare le tasse sul rimpatrio dei capitali, che dovrebbe sborsare se dovesse far tornare negli Stati Uniti i 100 miliardi di liquidità parcheggiata all’estero.
Stando ai documenti depositati alla Sec, i bond Apple avranno tasso variabile con scadenza al 2016 e al 2018 e tasso fisso con scadenza 2016, 2018, 2023 e 2043. L’emissione, la prima dal ’96 per Apple, non ha però ottenuto la tripla A da Moody’s e S&P, che hanno assegnato rispettivamente un rating Aa1 e AA+. Giudizio che evidentemente non ha impensierito gli investitori.
A scommettere sulla società guidata da Tim Cook è anche l’oligarca russo Alisher Usmanov, l’uomo più ricco del Regno Unito, che ha comprato una partecipazione azionaria per 100 milioni di dollari, si è saputo ieri.
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