Tutte queste “furbate” hanno, però, avuto fiato corto e ora i nodi vengono al pettine e l’Argentina è di nuovo a rischio default coi cds (il termometro di rischio Paese) oltre quota 3.500, livello che equivale a una probabilità del 70 % di un taglio di metà dei pagamenti dei suoi debiti.
A mettere di nuovo Buenos Aires sotto i riflettori sono le sconfitte subite nei tribunali Usa, per cui il Paese dovrebbe pagare 1,33 miliardi di euro a chi non ha partecipato alle due ristrutturazioni con cui tre e otto anni fa ha cercato di venire a patti coi vecchi creditori. A dar filo da torcere all’Argentina sono stati dei fondi Usa con in pancia vecchi tango bond.
Si stima che ad avere in tasca questi vecchi titoli sia ancora il 7 % circa degli ex tangobondisti. Fonti ministeriali hanno fatto trapelare la disponibilità a riaprire anche a questo 7 % di esclusi la vecchia offerta di ristrutturazione.
Però il nodo cruciale sta nelle condizioni a cui sarebbe fatta questa riapertura. Buenos Aires non vuole concedere condizioni migliori rispetto a quelle concesse tre e otto anni fa, perché dovrebbe poi offrirle anche a chi aveva accettato la vecchia ristrutturazione.
I fondi dal canto loro non mollano. Si vedrà tra qualche settimana come andranno le cose, visto che la mossa del governo argentino verso una riapertura del concambio pare aver dato una tregua giudiziaria al Paese di ben tre mesi nei quali non dovrà pagare gli 1,33 miliardi che pure dovrà sborsare. Tu, comunque, nelle more, evita di farti trovare ancora con bond argentini in mano e se per caso non li hai ancora venduti fallo ora.
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