mercoledì 8 maggio 2013

Finisce il segreto bancario in Lussemburgo

Il Lussemburgo ha esteso le recenti promesse di fine del segreto bancario e di scambio automatico di informazioni fiscali con gli altri Stati Ue includendo le multinazionali e le altre imprese straniere, che spesso minimizzano il pagamento delle tasse utilizzando il particolare regime delle holding locali. L’accelerazione, dopo l’annuncio sui depositi dei privati, può essere spiegata con l’imminenza dell’Ecofin dei ministri finanziari Ue del 14 maggio e con il Consiglio dei capi di Stato e di governo del 22 maggio, che hanno in agenda l’azione contro l’evasione delle tasse e i paradisi fiscali.

In particolare la Commissione europea si aspetta il mandato a trattare la fine del segreto bancario con Svizzera, Montecarlo, Liechtenstein, San Marino e Andorra. Finora tutto era bloccato dal «no» proprio di Lussemburgo e Austria, che difendevano la riservatezza delle loro banche. Varie situazioni hanno portato il Granducato a questa svolta. Innanzitutto la crisi ha imposto a molti governi Ue di recuperare tutti gli introiti possibili.

È montata poi l’irritazione di masse di cittadini europei non più disponibili a subire aumenti delle tasse e altre misure di austerità quando alle fasce più ricche viene consentito di evadere o eludere il Fisco tramite Lussemburgo, Svizzera e le altre piazze offshore. Il presidente Usa Barack Obama, che ha imposto alle banche svizzere di fornire informazioni sui depositi segreti dei clienti statunitensi, ha dimostrato la necessità di intervenire in modo determinato contro i paradisi fiscali. Il ministro delle Finanze lussemburghese Luc Frieden sostiene che il centro finanziario del Granducato è ormai cresciuto al punto di non aver più bisogno di attirare principalmente clientela interessata a evadere o eludere il Fisco.

Ma pesa anche la voglia di allontanare l’immagine da paradiso fiscale. La crisi di Cipro ha generato crescente diffidenza verso i mini-Stati con attività bancarie molto superiori all’economia reale. Varie stime attribuiscono al Lussemburgo asset finanziari per ben 3 trilioni di euro, cioè oltre 20 volte il Pil nazionale. L’operatività speculativa sui derivati appare ingente. I rischi appaiono così altissimi in caso di perdite simili a quelle nelle banche di Cipro.

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