domenica 5 maggio 2013

Perché investire in USA: nuovi record S&P500 e Dow Jones

investire usaFino a pochi mesi fa l’economia Usa era considerata in una crisi quasi irreversibile e la classe dirigente statunitense sembrava non avere alcuna idea di come riuscire a rendere competitivo il paese. Oggi appare in buona misura tutto cambiato: l’edilizia si è ripresa, la disoccupazione è scesa in maniera significativa e per determinati lavori gli imprenditori fanno fatica a trovare manodopera, mentre l’abbondanza di gas a basso costo ha reso le industrie molto più forti. Certo, i problemi non sono finiti, ma i nuovi record dell’S&P500 e del Dow Jones non sono solo frutto della politica monetaria della Fed.


Il 2012 e l’inizio di questo 2013 hanno marcato uno spartiacque verso una nuova epoca. Infatti si è chiuso quel mondo post-crisi finanziaria, che vedeva gli asset rischiosi, eccetto quelli della periferia europea a partire dal 2010, crescere in misura proporzionale alla liquidità iniettata, con una forte correlazione fra attività.

L’ennesimo round di crisi dell’Eurozona, seguito da un nuovo periodo di calma, ha spinto molto al rialzo i mercati dei capitali continentali, senza però alleviare più di tanto una recessione di cui non si vede la fine e che sta anzi ingolfando sempre più anche i paesi core. Nel frattempo un’epoca sembra essersi chiusa anche per gli emergenti, le cui performance, a parte qualche situazione come la Turchia, sono state deludenti nel 2012 e, in molti casi, anche in questo primo trimestre dell’anno. Infatti solo la Cina sembra in grado di continuare con i propri tassi di crescita al limite del sovrumano, mentre i produttori di materie prime, come il Brasile e la Russia,si trovano ad affrontare una realtà fatta di scarsa diversificazione economica e un percorso di crescita per i prossimi anni non più così chiaro.

In questo contesto, a emergere come vincitori, quanto meno a livello di mercato azionario, sono stati soprattutto Usa e Giappone, il che rappresenta un risultato un po’ paradossale, visto il non elevato grado di ottimismo che ha caratterizzato entrambi negli ultimi anni e a testimonianza di quanto i mercati possano avere un andamento sorprendente.

Per quanto riguarda gli Usa, invece, la ripresa viene da lontano. In particolare fino alla seconda metà del 2011 l’economia statunitense veniva considerata intrinsecamente debolissima, sostenuta solo da una politica fiscale ritenuta da molti dissennata e da enormi iniezioni di liquidità da parte della Federal Reserve.

«Il mercato del lavoro sta riprendendo vigore, mentre l’immobiliare residenziale si sta risollevando. Ad esempio per quanto riguarda la costruzione di nuove abitazioni monofamiliari, vi è stata una crescita del 25% annuo. Inoltre, grazie all’abbondanza di gas naturale a basso costo, il comparto manifatturiero sta rimbalzando. Tutte queste attività creano nuova domanda di lavoro e portano pressione sui salari.

Quest’anno è stato rilevato il 12% in più di posti di lavoro nell’edilizia rispetto all’anno scorso. Nell’industria siamo a +15% di nuova occupazione. La domanda di posti di lavoro manuale sta creando difficoltà alle imprese, che faticano ad attrarre persone con le giuste qualifiche. Secondo una recente ricerca di Towers Watson, il 40% delle aziende ha problemi a trovare i lavoratori con le competenze giuste. Si tratta di un valore che è cresciuto, rispetto al 36% dell’anno passato, per non parlare del 16% del 2009».

Nel frattempo è arrivata la fine del primo trimestre del 2013: da queste trimestrali cominceranno a emergere i dati su vincitori e vinti del variegato mondo corporate statunitense nel prossimo futuro. Infatti, anche perché si arriva da anni di colossale ripresa finanziaria che come una marea ha alzato un po’ tutte le barche, non è irragionevole pensare a una futura maggiore selettività. Anche gli Usa non possono vivere per sempre di politiche monetarie eccezionali, a fronte di valutazioni azionarie che possono sì crescere ancora un po’, ma che comunque hanno un disperato bisogno di mettere a segno forti incrementi dei profitti per tenere lontana la tentazione di entrare in zona bolla.



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