giovedì 9 maggio 2013

Investire in Russia–rischi e opportunità

Il listino moscovita è stato uno dei più vivaci all'inizio dell'anno e alla fine del 2012, spinto dalle speranze di ripresa e dalla possibilità che crescessero le quotazioni di petrolio e gas, che restano la base dell'intera piazza. In febbraio è arrivata una doccia fredda e l'andamento è stato meno brillante con una serie di outlook negativi su un mercato che desta ancora molti interrogativi. Ma diversi operatori giurano che a prevalere sarà l'ipotesi più ottimista.

investire in russiaL’inizio del 2013 tutto sommato non è stato facilissimo per i mercati emergenti che, dopo un biennio di relativa minore performance, non hanno certo brillato, a parte poche e importanti oasi come la Cina e il Sud-est asiatico.

In questo quadro non certamente esaltante ha invece sorpreso l'andamento della borsa di Mosca. Nel panorama di transizione del mondo emergente, il listino russo, infatti è risultato a gennaio uno dei migliori. Le ragioni di questa sovraperformance sono ben sintetizzate dal team di Petercam Asset Management: «La Russia ha fornito una performance pari a +3,2% in euro a gennaio, la seconda migliore nazione emergente nel nostro universo di investimento.

Questa crescita è stata aiutata dal prezzo del Brent, che è passato da 110,6 dollari alla fine del 2012 a 114,9 al 31 gennaio 2013». Il mercato russo, infatti, notoriamente costituisce un eccellente play quando si vuole ottenere un'esposizione ad alto beta sul comparto energetico europeo: ad essere avvantaggiate in questo caso non sono solamente le esportazioni di petrolio, ma anche quelle di gas che sono prezzate in base all'andamento del Brent.

Ad avere agito positivamente sono stati diversi elementi. Il primo è che tradizionalmente le azioni russe vantano valutazioni molto basse, a causa del non elevatissimo livello di governance e di efficienza dei mercati dei capitali del paese. Inoltre, viste le speranze di moderata ripresa globale, la convinzione che gli investitori avrebbero operato una robusta rotazione verso l'energia.

Ma il clima positivo di gennaio non è durato molto: l'equity locale ha cominciato a soffrire a febbraio, adeguandosi al non scintillante andamento dell'universo emergente. All'improvviso la dura realtà di una modesta ripresa economica si è fatta sentire e molte speranze sono apparse sopravvalutate, soprattutto nella vicina Europa.

Due scenari per le azioni russe

«L’annunciata apertura del mercato dei titoli di stato russi agli investitori stranieri ha supportato considerevolmente le obbligazioni russe negli ultimi mesi e ha dato un supporto, nel complesso, a un loro andamento molto forte nel 2012. Secondo le ultime notizie, la liberalizzazione ci sarà in effetti soltanto a marzo. Ciò dovrebbe avere contribuito alle lievi correzioni verso il basso dei corsi dei titoli di stato russi all’inizio dell’anno. Tuttavia, nuovi afflussi di capitale da parte di investitori che finora non avevano accesso al mercato potrebbero fungere da supporto nei prossimi mesi. Il mercato azionario ha fatto registrare un forte guadagno del 5% circa, simile a dicembre. Il prezzo del petrolio in crescita ha inoltre provveduto a creare un ambiente positivo. I settori più richiesti erano comunque i titoli immobiliari e finanziari e non le azioni petrolifere».

Il secondo scenario, molto più negativo, mette l'accento soprattutto sul rischio di puntare su uno sgangherato produttore di materie prime, non in grado di diversificare adeguatamente la propria base produttiva, costretto a rischiare uno scenario stagflativo per riuscire a sostenere un po' la crescita. Il tempo dirà se la vera Russia è quella di gennaio o quella di febbraio

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