domenica 12 maggio 2013

Eni esce da Snam

Eni chiude il dossier Snam e raccoglie 1,458 miliardi dalla cessione dell’11,69% ancora in suo possesso. Un’operazione che segnala il ritorno degli investitori anglosassoni sul mercato italiano.

È l’ultimo atto per l’uscita del gruppo petrolifero dalle reti del gas, dopo un primo collocamento realizzato nel luglio 2012, la vendita del 30% alla Cassa Depositi e Prestiti lo scorso ottobre e un secondo collocamento, sotto forma di prestito convertibile, all’inizio del 2013. Incasso complessivo intorno ai 5/6 miliardi, considerando che l’intera Snam vale circa 12 miliardi ed Eni ne controllava la metà.

Tecnicamente il gruppo guidato da Paolo Scaroni conserva ancora l’8,54%, perché la quota è a servizio del bond convertibile triennale in scadenza il 18 gennaio 2016. Se per quella data il prezzo del titolo Snam sarà salito almeno del 20%, gli investitori avranno l’opzione di convertire l’obbligazione in azioni. E su questo punta Eni, obbligata a uscire da Snam da un decreto legge varato dal governo lo scorso maggio, per aumentare la concorrenza sul mercato del gas e quindi abbassare i prezzi. Una prima buona notizia è già arrivata.

A comprare le azioni Snam durante il collocamento lampo gestito da Uncredit e Jp Morgan nel ruolo di joint book runners, sono stati soprattutto investitori inglesi (34,4%) e americani (32,5%): un’indicazione di fiducia dal mondo anglosassone verso all’Italia. Agli italiani è stato allocato il 12,2% e il 16,1% al resto d’Europa, a un prezzo di 3,69 euro ad azione, il limite inferiore di una forchetta che arrivava a 3,77 euro. Ma in una giornata negativa, il titolo ha chiuso in calo del 5,09%.

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