venerdì 7 giugno 2013

Ancora in calo i prestiti alle famiglie

A marzo i prestiti al settore privato hanno registrato una contrazione su base annua dell’1,6% (1,4% a febbraio). I prestiti alle famiglie sono scesi dello 0,8% su base annua (-0,7% a febbraio); quelli alle società non finanziarie sono diminuiti del 2,8% (-2,7% a febbraio).

Secondo Bankitalia, a marzo il tasso di crescita su base annua dei depositi del settore privato è invece rimasto sostenuto, attestandosi al 7% (7,8% a febbraio). Il tasso di crescita sui 12 mesi della raccolta obbligazionaria è sceso al -3,3% (-0,8% in febbraio). Il tasso di crescita delle sofferenze nei 12 mesi è aumentato al 21,7% (18,6% in febbraio).


Sempre secondo Bankitalia, i tassi d’interesse sui finanziamenti erogati a marzo alle famiglie per l’acquisto di abitazioni sono diminuiti al 3,90% (3,98% a febbraio); quelli sulle nuove erogazioni di credito al consumo sono diminuiti al 9,64% (9,78% a febbraio). I tassi d’interesse sui nuovi prestiti alle società non finanziarie sono rimasti pressoché invariati.

Se il quadro italiano è disarmante, non meno preoccupante è quello europeo. Nel Bollettino di maggio, la Bce ha infatti rivisto al ribasso le stime di crescita per il secondo trimestre al -0,4% nella zona euro e ha tagliato lievemente anche quelle per il 2014, ora al +1%.

Nel Bollettino, l’istituto di Francoforte evidenzia «rischi per le prospettive economiche dell’Eurozona», seppur «orientati al ribasso». Tra questi, c’è «la possibilità che si abbia una domanda, sia interna sia mondiale, ancor più debole delle attese», e «una lenta o insufficiente attuazione delle riforme strutturali». Per questo, la Bce sottolinea che «è fondamentale che i governi intensifichino le riforme strutturali a livello nazionale » e che proseguano con «le ricapitalizzazioni bancarie ove necessario».

A tale proposito, l’Eurotower ricorda che in Italia «la competitività del costo» del lavoro «non è migliorata dal 2008». Tuttavia, la Bce riconosce che le riforme in atto in paesi come Grecia, Irlanda, Portogallo, Spagna e Italia accrescono «la flessibilità delle strutture di negoziazione salariale e degli orari» e «rappresentano i primi passi verso il miglioramento delle dinamiche del mercato occupazionale e della competitività in questi stati e nell’Eurozona nel suo insieme».

Tuttavia, la Bce ricorda che «Grecia, Italia, Portogallo e Spagna si contraddistinguono per un potenziale di crescita attesa assai basso e, al tempo stesso, per livelli di debito che il più delle volte superano significativamente la media dell’area dell’euro». Inoltre, per la Bce la questione dei prestiti alle famiglie e alle imprese rimane uno dei problemi principali dell’area della moneta unica.

0 commenti:

Posta un commento