mercoledì 5 giugno 2013

Su quali azioni americane investire?

Proprio i due comparti che hanno avuto negli ultimi anni le maggiori difficoltà sembrano quelli che verranno più avvantaggiati dalla probabile rotazione dei temi di investimento. Le banche sono indicate perché hanno saputo fare pulizia nei bilanci, mentre i petroliferi sono spinti dalle nuove scoperte di gas e oil negli Usa. Ma non mancano anche altre indicazioni tra gli industriali e l’It.

Raggiungendo quota 1.569 , l’S&P 500 è riuscito a segnare un nuovo record. Come abbiamo visto, in realtà la grande maggioranza delle azioni era già oltre nuovi massimi da un paio d’anni. A tenere il mercato depresso era stato il relativo minore apprezzamento di alcuni grossi gruppi tecnologici, Apple in testa, e taluni comparti, come i finanziari, ancora al di sotto dei massimi del 2007, e gli energetici, gravati nel 2012 da un andamento degli utili deludente.


Non sorprende che oggi a queste altezze proprio questi ultimi due settori attirino una buona quantità di investitori, attratti da occasioni value e da possibili meccanismi di rotazione sull’equity statunitense. In effetti dall’inizio dell’anno sia i servizi finanziari sia l’energia hanno preso a sovraperformare lievemente l’andamento del mercato.

Può sembrare, però, rischioso puntare sulla finanza all’apice di un ciclo la cui uscita non è chiara. Ma va detto che, rispetto a qualche anno fa, gli istituti statunitensi hanno compiuto enormi sforzi per ripulire i bilanci e abbassare la leva: inoltre oggi, nel ribilanciamento generale dell’equity Usa, i finanziari occupano una percentuale intorno al 16% dell’indice, mentre ai picchi del 2007 superavano abbondantemente il 20%, una bolla simile a quella di internet dei tardi anni novanta e primi anni 2000.

«Troviamo del valore nei finanziari che continuare a trattare a sconto rispetto al loro book value».
Se da Wall Street ci spostiamo nel terreno della produzione fisica, alcune occasioni appaiono evidenti. In particolare il settore energetico, meno brillante di altri prima del 2013, continua a essere interessante, specialmente nel campo dei servizi tecnologicamente avanzati per l’estrazione di combustibili fossili. In questo ambito la competitività americana continua a rimanere altissima.

Non sorprende dunque il giudizio positivo di Marc Craquelin, di Financière de l’Echiquier: «Le migliori opportunità value si possono vedere nei servizi all’industria petrolifera, in particolare le big 4, Schlumberger, Halliburton, Baker Hughes e Weatherford. Gli squilibri nel rapporto domanda/ offerta di greggio dovrebbero crescere ulteriormente, con una conseguente domanda di servizi da parte dei gruppi di estrazione in crescita. Le valutazioni attuali non riflettono questo potenziale».

Dall’altra parte ci sono eccellenti opportunità fra i grandi nomi tradizionali dell’It, che offrono spesso utili e cash flow solidi a prezzi interessanti. Laura Solei, di Banca Patrimoni Sella & C., aggiunge: «Riteniamo che il settore tecnologico offra le migliori possibilità di investimento value negli Usa, potendo contare su un certo numero di società che presentano solidi bilanci, buona generazione di cassa, indebitamento netto molto basso o addirittura assente, valutazioni inferiori alla media storica».

L’elemento positivo per un investitore è che, ripresa definitiva o no, l’America è comunque piena di società con le caratteristiche appena descritte, uno degli indubbi vantaggi di avere il mercato dei capitali più diversificato del pianeta.

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