venerdì 21 giugno 2013

Investire in Brasile–buone previsioni

Dopo un anno molto difficile per l'intero Brasile, ci sono notevoli segni di recupero e quasi tutti gli analisti si aspettano che il prossimo biennio sia nuovamente all'insegna della crescita per l'economia e i mercati locali. «Ci aspettiamo un rimbalzo notevole del Pil carioca (3,5-4,0%), dovuto al mix accomodante della politica interna e al ripresa del commercio mondiale»

investire brazileCon 195 milioni di abitanti in costante crescita (l'immigrazione negli ultimi anni è arrivata anche da Stati Uniti ed Europa), il Brasile è la sesta economia al mondo e ha superato il Regno Unito nel 2012.
Per diversi anni il paese ha messo a segno una delle crescite più rapide al mondo, soprattutto per il suo potenziale a livello di export. Gli scambi sono guidati dalle immense risorse naturali e da produzioni agricola e manifatturiera ben diversificate.

Per il 2013 il consensus sulla crescita del Pil si aggira su un incremento del 3,5%. Il Brasile sembra però attualmente nel mezzo di una congiuntura non felicissima, anche se il presidente Dilma Rousseff ha attribuito il rallentamento degli ultimi due anni principalmente alla debolezza economica globale e alle misure intraprese allo scopo di combattere una crescente inflazione.
Per quanto riguarda il primo aspetto, il paese ha risentito della crisi finanziaria globale, che ha portato a una minore domanda delle sue esportazioni, in particolare le materie prime.Un tempo erano Usa ed Europa a preoccupare, ora gli occhi sono puntati sulla Cina. Le risorse naturali del Brasile sono infatti molto apprezzate dal gigante asiatico.

I problemi sul tavolo sono anche molti altri: tasse, carenza di infrastrutture, diseguaglianze sociali esasperate, corruzione, crimine, burocrazia solo per nominare i principali. In pratica l'economia brasiliana sembra ancora non uscita da una fase di stallo, che la vede non sufficientemente diversificata dalle risorse naturali.

Previsioni indice azionario brasiliano

Le difficoltà si sono riflesse in maniera piuttosto lineare sull'andamento del mercato azionario, uno dei più grandi del mondo. Il Bovespa infatti ha avuto una performance negativa durante l'ultimo anno ed è passato dall'area 68 mila punti di metà marzo 2012 a circa 57 mila del marzo 2013, con minimi in area 52.600 tra fine maggio e fine luglio 2012. Il massimo storico di 73.517 punti è stato toccato nel maggio del 2008. 

L'indice replica la performance dei circa 50 titoli più liquidi negoziati sulla borsa di San Paolo. Andamento simile anche per l'Msci Latam, che ha perso circa il 10% in un anno (da quota 4.200 siamo in zona 3.800), con un paio di minimi in area 3,300 tra fine maggio e fine giugno.
«Il problema», spiega Ibra Wane, senior equity strategist di Amundi, «è che l'anno scorso il Brasile ha registrato una crescita del Pil di solo l'1%. Tranne il 2009, questa è stata la sua peggiore performance degli ultimi 10 anni. Per il 2013, ci sentiamo più ottimisti e ci aspettiamo un rimbalzo notevole del Pil brasiliano (tra il 3,5% e il 4,0%).

In questo contesto, gli utili brasiliani hanno un ampio spazio per recuperare. Questo è ancora più vero se si considera la struttura del mercato brasiliano, che è altamente concentrato, con quattro titoli su 74 (Ambev, Petrobras, Vale e Bradesco) che ammontano al 43% dell'indice.

«Una crescita del Pil intorno al 3,5% costituirebbe un cambiamento benvenuto, rispetto allo 0,9% visto di recente. Ad esempio ciò consentirebbe agli utili aziendali di tornare finalmente a crescere, oltre a ridurre forse le tentazioni da parte del governo di interferire con l'economia, tramite misure anti-business ad hoc».






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